Newsletter Assofarm

Abbiamo 564 visitatori e nessun utente online

Newsletter Notiziario 209

Assofarm chiude la sua  42° Assemblea Federale con un livello di solidità senza precedenti. Non è purtroppo così per la farmacia italiana. Nel contesto di un periodo riformatore di grande interesse, sono presenti criticità che devono essere affrontate senza diffidenze ideologiche e difese di interessi di parte.


La splendida Napoli ha fatto da cornice alla presentazione di un bilancio federale senza precedenti, oltre 170.000 euro al netto delle imposte. Vero è che al raggiungimento di questo risultato ha concorso il fatto non ordinario della liquidazione di Assofarm Servizi. Altrettanto vero è però il fatto che la chiusura in attivo è ormai una tradizione per la nostra Federazione, caso forse unico nel panorama italiano delle associazioni nazionali di rappresentanza. Questo, peraltro, senza mai aumentare la quota partecipativa richiesta alle nostre Associate.

I dati economici sono inoltre accompagnati da uno stato di salute altrettanto eccellente delle relazioni interne alla Federazione. Dalla Giunta ai Coordinamenti Regionali, al Tavolo dei Direttori, Assofarm registra un livello di compattezza ideale per affrontare i dossier aperti sui tavoli istituzionali della Farmacia Italiana.


Primi fra tutti la Farmacia dei Servizi e la Nuova Remunerazione. Su quest’ultima, l’Assemblea delle Farmacie Comunali italiane ha rimandato ogni giudizio di merito alla fine dell’anno, quando sarà possibile valutare con maggiore oggettività i risultati del nuovo corso iniziato il marzo scorso.

Sulla prima, invece, nessun dubbio sul fatto che si debba procedere con più decisione di quanto si sta facendo oggi, sfruttando appieno l’occasione delle sperimentazioni ormai in atto in tutte le regioni italiane. 

Le istituzioni devono stimolarne maggiormente la diffusione. Le farmacie devono crederci davvero, investendo in formazione e logistica, partecipando con generosità ed evitando timori e tentennamenti.

Realizzare appieno le sperimentazioni sui territori, produrre risultati rilevanti che dimostrino l’efficacia dei servizi in farmacia, significa dotarci di un prerequisito fondamentale per fare il grande balzo in avanti che stiamo prospettando da qualche mese nel dibattito nazionale: l’accreditamento al SSN.

L’accreditamento innalzerà il livello di integrazione della Farmacia nella Sanità pubblica, l’accreditamento aprirà a nuove opportunità per la Farmacia alla nuova Sanità territoriale italiana.

Una scenario che certamente imporrebbe alle farmacie un innalzamento del loro impegno, ma che al contempo eviterebbe ai servizi di essere visti unicamento come tali (e quindi esposti alla mera negoziazione dei prezzi d’erogazione) e li eleverebbe a componente di un più ampio progetto di sviluppo del settore.


Propedeutica a questa grande svolta è però la soluzione positiva della carenza di farmacisti. E’ da un po’ che se ne discute, e le posizioni di Assofarm sono ormai note: in sintesi, ad un problema articolato come questo intendiamo rispondere con un complesso di contromisure, dai salari più sostanziosi (grazie alle risorse generate dalla farmacia dei servizi) al welfare aziendale, fino all’introduzione di figure di supporto come l’Assistente del Farmacista.


Quest’ultimo argomento merita una riflessione in più. Stiamo immaginando qualcosa di diverso da un “farmacista light”, un “farmacista di serie B” o altre superficiali semplificazioni.

Stiamo invece prefigurando la creazione di un professionista già presente in altri paesi nordeuropei (a Napoli abbiamo illustrato il caso olandese), un professionista dotato di competenze tanto scientifiche quanto operative in grado di supportare il farmacista nell’attività al banco. 

Un tecnico che, sotto la supervisione del farmacista, può dispensare farmaci e servizi. Fa questo non in sostituzione o sovrapposizione del farmacista, ma in quanto braccio operativo del farmacista stesso.

La farmacia italiana non ha bisogno di figure deboli e ambigue, necessita invece di mantenere la qualità attuale, attraverso la valorizzazione e il supporto offerto a chi oggi crea questa qualità, cioè il farmacista. 

Crediamo fermamente che oggi la farmacia e il farmacista non possano perdere tempo in nuove conflittualità. Nei paesi in cui è già realtà, la figura dell’Assistente non produce questi effetti. Crediamo invece che li possa creare il farmacista a partita iva, soggetto che attiva inevitabilmente tensioni coi colleghi e che per sua natura è quanto di più lontano potrebbe esservi con l’idea di relazione personale e continuativa col paziente e col territorio locale.


Sembriamo quegli eserciti inesperti che pongono attenzione solo al fronte senza preoccuparsi delle retrovie. Oggi rischiamo di vanificare anni di proposte riformatrici e lotta politica perché abbiamo trascurato la materia prima umana delle nostre strutture. 

Una farmacia riformata ma incapace di dispensare farmaci e servizi, non ha senso.

La posta in gioco è quindi enorme. E non possiamo permetterci il lusso di perdere tempo prezioso in disquisizioni stilistiche o polemiche sulle mezze parole. La centralità del farmacista può rimanere tale solo se rinnoveremo i processi dispensativi e gli organigrammi a loro supporto.


Luca Pieri 

presidente Assofarm