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La farmacia deve essere una protagonista della rivoluzione sostenibile. Un soggetto unico come noi, che coniuga nella propria quotidianità economia di mercato e servizio sanitario pubblico, deve essere in prima linea nell’adozione di comportamenti virtuosi che assicurino un futuro vivibile alle prossime generazioni. 

Non stiamo facendo le solite dichiarazioni solenni. Stiamo invece raccontando le conclusioni condivise di tutta l’Unione Europea delle Farmacie Sociali UEFS .

UEFS che negli ultimi giorni dello scorso settembre a Ginevra ha vissuto la sua 63° Assemblea Generale. Un incontro fortemente focalizzato proprio sulla Green Pharmacy, cioè su quel ampio complesso di azioni che mirano a diffondere pratiche sostenibili in farmacia. Due le cose più rilevanti emerse nella tre giorni svizzera.

La prima è che l'Italia è capofila in questa svolta culturale e strategica. Assofarm risulta tra le organizzazioni europee più impegnate sul fronte del Green Deal. A ciò si aggiunge anche il grande lavoro della neo associata Apoteca Natura, tra le prime ad attivare piani di sensibilizzazione per  farmacisti e cittadini verso quei farmaci (ovviamente da banco o che non necessitano di ricetta medica) che presentano eccipienti meno dannosi per l’ambiente.

A livello di contenuti, invece, gli interventi tecnici succedutisi a Ginevra hanno dimostrato come la farmacia possa giocare un ruolo di primo piano nella rivoluzione verde.

Certo, non v’è dubbio che è l’industria il soggetto della filiera cui spetta la parte più importante. Il fatto che, ed è un dato impressionante, la produzione farmaceutica sia responsabile del 5-6% di tutta la CO2 emessa nell’atmosfera (più di quanto faccia il settore dell’automotive) rende l’idea della sfida che attende i produttori di medicinali.

Alla farmacia spetterebbero invece azioni più semplici, ma non per questo poco incisive. Tra esse  vi sono sicuramente comportamenti “minimi” di risparmio energetico che dovrebbe adottare ogni azienda e famiglia, come lo spegnere luci e computer durante gli orari di chiusura. Ben più strategico e peculiare sarebbe invece l’ottimizzazione della logistica tesa a concentrare le consegne giornaliere di farmaci in modo da ridurre i trasporti e le conseguenti emissioni atmosferiche da essi derivanti. 

Altrettanto fondamentale è poi il coinvolgimento attivo dei cittadini, grazie ai quali si potrebbero ottenere risultati rilevanti nell’ambito della raccolta dei rifiuti speciali, dell’acquisto premiante dei medicinali più green e di tanti altri comportamenti virtuosi. Se consideriamo il fatto che ogni giorno ben quattro milioni di persone si recano in una farmacia italiana, stiamo immaginando uno dei più grandi fenomeni di sensibilizzazione ambientale del nostro paese.

Politica e istituzioni, infine, dovrebbero essere coinvolte in riforme che aprano a nuove forme distributive del farmaco capaci di ridurre il packaging e lo spreco di medicinali la cui produzione produce ancora oggi forti esternalità ambientali.

Riguardando tutte le riflessioni appena fatte, emerge su tutto un fatto. L’approccio che vogliamo dare al nostro impegno è sistemico e sostanziale. Non certo episodico ed emozionale. 

Gli esempi di azioni poc’anzi citate, pur nella loro limitata elencazione, danno conto del fatto che vogliamo occuparci di tutto ciò che entra e di tutto ciò che esce dalla farmacia. Stesso dicasi per i soggetti che vogliamo coinvolgere: la filiera, i nostri farmacisti, i cittadini, le istituzioni. Insomma tutti.

Sarà facile? Certamente no, come del resto ogni cosa importante. Aveva però ragione chi diceva che la prima cosa da fare per cambiare, è iniziare.


Francesco Schito
Segretario Generale Assofarm